CAMPO DI FOSSOLI - NUOVO CENTRO VISITATORI

Location

Fossoli - Carpi

Chronology

2021

Client

Fondazione Fossoli - Comune di Carpi

Provided Services

Concorso di Progettazione - 1° Classificato

Dimension

4.600 mq

Ad oggi è noto che tra il gennaio e l’agosto 1944 sono stati organizzati per gli internati di Fossoli 16 convogli ferroviari, cinque dei quali destinati ad Auschwitz.

L’olocausto riguarda tutti. Il campo di Fossoli, come tutti i luoghi teatro di questa immane tragedia del novecento, ci riguarda. Necessita della nostra cura e ci obbliga al dovere di non dimenticare. Migliaia di persone sono transitate dal campo per raggiungere il proprio tragico destino. Il progetto del nuovo centro di accoglienza ai visitatori non può prescindere dalla sua vocazione simbolica sentita come necessità primaria da non subordinare alle sole esigenze funzionali.
Il campo è situato in località Fossoli e si estende nella pianura a nord della città di Carpi. L’area, individuata dai perimetri del Campo Vecchio e del Campo Nuovo, è posta lungo la via Remesina Esterna ed è inserita in un ambito prevalentemente agricolo dove il paesaggio agrario trasmette un’idea ben precisa di naturalità dominata dalle regolarità dell’attività agricola con manifestazioni spontanee di naturalizzazione a segnalare fossi, canali e marcite, intercalate da macchie di pioppeti in una sostanziale orizzontalità dei segni sia antropici che naturali.
Il campo ha già da tempo stabilito il suo destino caratterizzato dalla sua lenta rinaturalizzazione in cui le baracche diventano ruderi e frammenti a restituire quasi solo in modo evocativo l’originaria consistenza del campo. L’obbiettivo del piano complessivo di recupero di agire con semplici opere di consolidamento e conservazione dei manufatti allo stato di rudere e a un controllo sulla vegetazione spontanea allo scopo di non arrecare ulteriori danni ai resti murari del campo, ci sembra la strada più coerente per la sua valorizzazione complessiva e per la sua trasformazione a grande museo della memoria. Proprio rifuggendo da ingannevoli oltreché improponibili operazioni “ricostruttive” il congelamento dell’area e dei suoi resti e la forza visuale che deriva proprio dalle ferite inferte dal tempo sul campo ci appaiono oggi come le uniche e sicure soluzioni praticabili.
Da questa premessa è partito il nostro progetto. L’area è stata suddivisa in una griglia regolare di assi paralleli che come binari ferroviari riportano alla memoria i sedici convogli partiti dal campo. Questo registro compositivo arriva fino in strada sottolineando l’importanza dell’area anche nel distratto e quotidiano attraversamento di via Remesina. La regolarità modulare delle linee di costruzione contiene le attuali giaciture dei due edifici principali: la Baracca12 destinata a biglietteria e prima accoglienza e la Baracca 14/1 destinata a tutti i servizi e le funzioni richieste.
Da questi assi si ergono frammenti di “muri” metallici simbolo di separazione e contenimento. I materiali utilizzati sia per il rivestimento superficiale dei nuovi volumi sia per le pavimentazioni sono poveri e duri: cemento, ferro, legno di traversine, ghiaia da massicciata. Nella spianata fra le baracche due muri centrali e paralleli delineano il percorso di accesso proiettando la prospettiva del campo sull’esterno e segnalano, sul fronte strada, l’asse prospettico dell’ingresso che accoglie e accompagna i visitatori verso la biglietteria collocata nella baracca 12 la cui ricostruzione parte dalla volontà di preservarne il rudere in muratura, consolidandolo dall’interno e sormontandolo con una nuova struttura leggera in legno lamellare o acciaio rifinita all’esterno da una pelle metallica. Finitura, questa, proposta come unico elemento di caratterizzazione superficiale di tutti i nuovi volumi in progetto. Dotata di ingresso ed uscita separati consente di allestire, oltre alla biglietteria, una prima sezione introduttiva e un punto informativo per i visitatori. Uscendo si rientra nel percorso d’accesso e si viene indirizzati verso il parco camminando lungo un ideale binario ferroviario la cui pavimentazione, in semplice battuto di cemento, è intercalata da traversine ferroviarie in legno. Ampi squarci nei muri paralleli che lo delimitano introducono alle aree verdi interne costituite da due ampi spazi quadrangolari da destinare a tutte le manifestazioni all’aperto prospicienti la Baracca 14/1. Questa si presenta suddivisa in due blocchi simmetrici divisi da un nucleo centrale destinato ai servizi. I due ambienti, destinati a sala conferenze per 150 posti l’uno e suddiviso in zone per esposizioni d’arte, bookshop e angolo ristoro l’altro, sono a tutt’altezza con capriate metalliche a vista.

All’esterno, i muri caratterizzanti l’area di progetto, si aprono con linee che come braccia tese verso i visitatori propongono un primo ed esplicito invito alla riflessione ed al significato di ciò che è stata la storia del campo. Emergendo dal terreno distanziati dal tappeto erboso e dalle altre pavimentazioni da ghiaia grossolana da massicciata, sono completamente rivestiti in metallo. Uno dei due segmenti del muro di ingresso è in alluminio con finitura a specchio su cui è incisa, di Primo Levi, la poesia testimonianza “Se questo è un uomo”. Lo specchio, costringendo il visitatore a guardare se stesso riflesso sulla superficie immerso nella realtà del campo, invita a prendere coscienza che l’olocausto è una ferita che riguarda tutti e con cui tutti dobbiamo necessariamente fare i conti.
Una cancellata composta da semplici tubolari metallici che si ergono dal terreno costituirà la barriera di sicurezza e di controllo degli accessi, consentendo allo stesso tempo una libera visuale dell’intera area. La torre dell’Enel sarà conservata come laconico reperto di archeologia e silenziosa testimone.